In occasione dell'apertura dei lavori della 30ª Conferenza delle Nazioni Unite sul clima (COP30 - Conferenza delle Parti), il Prof. Leonardo Becchetti del Dipartimento di Economia e Finanza ha spiegato sul Corriere della Sera dell'11 novembre 2025 perché "accelerare" ora nella direzione indicata dagli accordi siglati a Parigi un decennio fa è interesse nazionale.
Dal 10 al 21 novembre, il cuore dell’Amazzonia, Belém, ha ospitato il grande appuntamento annuale che riunisce decine di Capi di Stato e di Governo dei 198 Paesi firmatari della Convenzione ONU sui cambiamenti climatici del 1992, insieme a rappresentanti del mondo economico e della società civile.
L’incontro ha un significato ancora più rilevante: a dieci anni dallo storico Accordo di Parigi, i Paesi sono chiamati a verificare quanto delle promesse fatte è stato realmente mantenuto e, soprattutto, come trasformare gli impegni in azioni concrete. Nel 2015 la comunità internazionale si era assunta la responsabilità di limitare l’aumento della temperatura globale entro 1,5°C rispetto all’era preindustriale. E l'Italia? A che punto siamo?
Nello specifico, il Prof. Becchetti richiama nell'articolo tre aspetti fondamentali:
- La “transizione” non deve essere vista solo come un sacrificio o un obbligo, ma come un’opportunità per aumentare la resilienza (sicurezza) delle società.
- La transizione ecologica può essere motore di crescita economica, non solo un vincolo ambientale.
- Si tratta di uno strumento per promuovere il benessere, cioè un miglioramento complessivo della qualità della vita.

Prof.ssa Lucia Leonelli






