Facoltà di Economia

Lucia LeonelliProf.ssa Lucia Leonelli
Preside della Facoltà

La Facoltà di Economia dell'Università degli Studi di Roma "Tor Vergata" è un centro di formazione e di ricerca di eccellenza, riconosciuto a livello nazionale ed internazionale, ed è costituito da due dipartimenti: Economia e Finanza e Management e Diritto.

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La Facoltà di Economia è costituita dai dipartimenti:

Dipartimento di Economia e Finanza

Prof. Alberto Iozzi
Direttore

Dipartimento di Management e Diritto

Prof.ssa Martina Conticelli
Direttore

Iscrizioni e Trasferimenti

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Terza Missione

La Facoltà di Economia, da sempre impegnata a favore della crescita del tessuto socioeconomico italiano e nella cooperazione internazionale, declina la sua Terza missione impegnandosi in una ricerca di eccellenza utile a fini produttivi, capace di contribuire all’avanzamento della conoscenza, dei saperi culturali, scientifici e tecnologici atti a migliorare il benessere della società, attraverso una formazione di qualità, la creazione di partnership istituzionali e progetti con le imprese e per il territorio, il supporto della proprietà intellettuale e dell’imprenditorialità, il placement dei propri laureati, la promozione di iniziative volte a garantire sviluppo sostenibile, innovazione sociale, civic engagement e resilienza.

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Il successo di una impresa emergente? La formula di Cristofaro, Cimini e Hristov su Il Corriere della Sera

Parlano di noi

Solo il 7% delle start-up italiane raggiunge il successo: una vera e propria sfida per le nuove imprese del nostro Paese.

Che cosa fare per crescere? Conservare o investire?Adottare un approccio cauto o uno più audace? 

Per aumentare le probabilità di successo occorre investire (subito) in impianti e macchinari, allocando le risorse (tangibili e intangibili)... in modo aggressivo:

lo spiegano Cimini, Cristofaro e Hristov nell'approfondimento "L’Economia" de Il Corriere della Sera

 

 

In Italia le start-up innovative hanno registrato un trend di crescita piuttosto significativo negli ultimi anni. Eppure la maggior parte di queste imprese non riesce a superare le fasi iniziali di vita.

In sintesi: se avviare un’impresa è già un'impresa,... anche farla crescere richiede una strategia mirata. Quale?

L'approfondimento economico del 1 maggio 2025 de Il Corriere della Sera (disponibile all’interno del canale dedicato sul sito di Corriere.it) ha proposto a Matteo Cristofaro, Riccardo Cimini e Ivo Hristov di dare una risposta a questo fenomeno che in Italia rischia di compromettere lo stato di salute del nostro made in Italy.

 

 

La differenza tra start-up che ce la fanno e quelle che falliscono sta nel "coraggio" di allocare le risorse in modo aggressivo e nella capacità di creare una sorta di positivo "effetto domino": prendere decisioni coraggiose per puntare da subito su una strutturata base operativa può determinare più chance di sopravvivere ai primi anni di attività e registrare tassi di crescita elevati nel periodo successivo. Può infatti migliorare la competitività e la sostenibilità delle start-up, permettendo loro di rispondere più efficacemente alle esigenze del mercato e di attrarre investitori.

E' quanto emerge dallo studio recente targato Tor Vergata, L'Aquila e Sydney, in cui Matteo Cristofaro e Riccardo Cimini, in collaborazione con Ivo Hristov e Dan Lovallo, hanno analizzato un campione di imprese italiane tra il 2011 e il 2019, per un totale di oltre 44 mila osservazioni.

Per Matteo Cristofaro: «La strategia di allocazione delle risorse nei primi anni di attività risulta determinante per il futuro delle start-up. Le imprese che investono fin da subito in asset tangibili e intangibili hanno maggiori probabilità di sopravvivere e crescere in maniera significativa rispetto a quelle che adottano un approccio più prudente, privilegiando la liquidità».

"Scommettere" su un investimento precoce in infrastrutture può quindi essere una scelta vincente, secondo Riccardo Cimini, perché «L’investimento in impianti e macchinari gioca un ruolo cruciale: non solo rafforza la stabilità operativa, ma migliora anche la credibilità dell’azienda agli occhi di investitori e partner strategici».

I benefici di questo approccio sono del resto molteplici, secondo Ivo Hristov. In poche parole, meno incertezza, meno costi nel lungo termine e un circolo virtuoso che porta più crescita e competitività.

 

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