Quali sono le possibili ricadute delle recenti decisioni di politica commerciale del Presidente Trump sulle imprese europee? Che cosa cambia nelle catene di approvvigionamento a livello internazionale? Per il Made in Italy e i rapporti con la Cina, quali scenari si aprono? Quali strategie possono adottare le imprese italiane per reagire all'"effetto Trump"?
Andrea Appolloni del Dipartimento di Management e Diritto ha risposto a queste domande in due recenti interviste

In alcune video interviste di febbraio 2025, rilasciate all’Agenzia di stampa cinese Xinhua News insieme ad altri esperti internazionali sul tema delle politiche commerciali adottate dal Presidente americano Donald Trump, Andrea Appolloni ha chiarito i possibili principali effetti dell’aumento dei dazi e le ricadute nei settori industriali europei, focalizzando l'attenzione sul ruolo dell’Europa tra USA e Asia.

Lo studioso, sulla base delle attività di ricerca in corso, ha in particolare posto l'accento sull'opportunità di individuare celermente azioni di ripresa e difesa in Europa e Italia per le imprese esportatrici, nonché soluzioni per sopravvivere in un mercato turbolento: "È essenziale, ancor più in questa fase, salvaguardare il ruolo del Made in Italy - è il commento di Andrea Appolloni - affinchè resti a livelli di export importanti, nonostante le restrizioni indotte dai dazi. È inoltre cruciale considerare azioni di rilocalizzazione delle produzioni industriali in Italia e Europa con iniziative di partneship globali che possano rendere sostenibile il commercio e scambio internazionali tra tutti i Paesi, ma anche interventi di equilibrio e parità contrattuali di scambio commerciale".

L'analisi delle recenti decisioni nel campo delle relazioni commerciali del Presidente Trump e dell'impatto delle stesse sui futuri scenari per le supply chain globali è stato anche al centro dell'intervista a Andrea Appolloni curata dalla giornalista Micol Barba per The Procurement Magazine (novembre 2024).
Tra gli ambiti più esposti, per i rischi di instabilità commerciale e politica, oltre che per effetto delle tensioni indotte dai cambiamenti normativi introdotti in determinati ambiti, lo studioso del Dipartimento di Management e Diritto è stato chiamato a fare il punto sul caso delle catene di approvvigionamento globali che potrebbero essere soggette a un periodo prolungato di volatilità e incertezza, messe a dura prova dalla spesso limitata capacità delle aziende di adattarsi a un ambiente sempre più imprevedibile.

"[..] I dazi americani, che arrivano fino al 60% per le importazioni cinesi e al 10-20% per altri paesi, potrebbero colpire duramente l’Europa. L’obiettivo originario di Trump - afferma nell'intervista Andrea Appolloni - era quello di riportare le filiere produttive negli Stati Uniti, ma il progetto è parzialmente fallito nel suo primo mandato e ora sta creando nuovi problemi per l’export europeo. Nel mirino ci sono i settori del lusso, della moda e dell’agroalimentare, che sono pilastri dell’export italiano. Tuttavia, un aspetto spesso sottovalutato è l’impatto sulla componentistica e semi-componentistica. Molte aziende italiane forniscono parti intermedie per prodotti assemblati negli Stati Uniti: è questo il segmento più vulnerabile, dato che gli aumenti dei dazi colpiranno direttamente la supply chain italiana per l’export nelle PMI [..]".
In un contesto di crescente variabilità, dunque, per reagire all'"effetto Trump" le imprese dovrebbero sviluppare strategie di approvvigionamento più agili e resilienti, in modo da poter affrontare le nuove barriere e l’aumento dei costi, che stanno generando un impatto significativo sulle catene di procurement globali.
Come possono dunque rispondere le imprese europee? Una delle strategie da porre in essere è quella della diversificazione: "[...] La funzione procurement sta diventando sempre più centrale in questo contesto. Le aziende europee - commenta Andrea Appolloni - devono diversificare le loro fonti di approvvigionamento per ridurre parzialmente la dipendenza dalla Cina. È necessario esplorare altre aree, come l’Africa e l’Europa dell’Est, che possono rappresentare alternative valide per materie prime e produzione. Inoltre, le politiche di public procurement possono giocare un ruolo decisivo ed una leva importante di sviluppo locale".
Alcuni esempi? Il Prof. Appolloni cita il caso dell’Agenzia Spaziale Europea, che impone un’elevata percentuale dei propri acquisti da fornitori Europei. Una strategia simile a quella già in uso da Cina e Stati Uniti, che potrebbe rafforzare la competitività locale.
Un altro aspetto importante su cui ha posto l'attenzione Andrea Appolloni è stato il potenziamento delle piattaforme digitali per promuovere i fornitori europei sui mercati internazionali: "[...] alcuni paesi europei hanno già avviato progetti in questa direzione, mentre l’Italia è in ritardo. Tuttavia, è una strada che dobbiamo intraprendere per migliorare la visibilità dei nostri fornitori, spesso fatta di piccole dimensioni, sul mercato globale [...]".
(A cura dell'Ufficio Public engagement Economia)
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